Antonio Marras Spring Summer 2024
“Tutto quello che ho imparato l’ho imparato dai film.” (Audrey Hepburn)
Antonio Marras Spring Summer 2024. “Sono solo un narratore e il cinema è il mio mezzo. Mi piace perché ricrea la vita in movimento, la ingrandisce, la esalta, la distilla. Per me è molto più vicino alla creazione miracolosa della vita che, ad esempio, a un dipinto, alla musica o anche alla letteratura. Non è solo una forma d’arte; è in realtà una nuova forma di vita, con i propri ritmi, cadenze, prospettive e trasparenze. È il mio modo di raccontare una storia”. (Federico Fellini)
Uso la moda per raccontare storie e l’ho imparato andando al cinema. Il cinema, fonte inesauribile di storie, sogni, stati d’animo, personaggi, costumi, scenografie, narrazioni di esistenze eccezionali o di straordinaria normalità.
Il cinema è un compagno indispensabile nella vita. E lo è ancora di più per me, visto il lavoro che mi sono ritrovato a fare. Io, onnivoro del cinema, ho passato la mia adolescenza seduto tra il cinema Selva e il cinema Miramare di Alghero, guardando e rivedendo in loop film che ancora oggi fanno parte della mia vita. I personaggi sono come una famiglia, il cast di supporto come parenti; le loro storie sono le mie storie e anch’io ho vissuto i loro eventi. Ciò che sono diventato è anche il risultato di ciò che ho visto al cinema. È intimo e collettivo, un momento condiviso di introspezione, come nessun’altra forma di intrattenimento. Quando le luci si abbassano e la musica inizia con i titoli di testa, è come se salissimo a bordo di un’astronave che ci porta altrove, e nient’altro conta.
“Credo profondamente in quel linguaggio visivo che essenzialmente è il cinema, e arrivo addirittura a dire che un film dovrebbe essere compreso dal pubblico anche se non conosce la lingua originale. Considero il cinema una forma di espressione molto più potente del teatro… e anche della televisione, perché è una reazione collettiva. Il grande schermo gioca un ruolo cruciale in questo fenomeno. Quando le persone guardano un film al cinema, sono più concentrate”. (J. Losey)
Quando, nel 1967, la troupe cinematografica di Joseph Losey sbarcò ad Alghero alla ricerca di un set ideale, avevo sei anni, ma lo ricordo vividamente. E nel tempo, il film, gli esordi, gli eventi, le comparse locali, i gossip, i tentati rapimenti, il mega yacht Kalizma della coppia di star, con cani, bambini, chef, capitani e marinai al seguito, i gioielli Bulgari di la Diva, gli outfit realizzati appositamente dall’Atelier Tiziano con – pare – un giovane Karl Lagerfeld, i copricapo di Alexander da Parigi, il cibo che arriva ogni giorno direttamente da Londra, l’abbondanza di alcol, i litigi tra i due protagonisti, il 186- metro di Capo Caccia, e la stratosferica villa bianca arroccata sul mare tumultuoso, che si infrangeva continuamente contro le rocce in mezzo al vento, avevano assunto un’aura di mito.
Recentemente mi sono imbattuto nel docu-film di Sergio Naitza, “Un’estate con Joe, Liz & Richard”, che ricostruisce la leggendaria produzione di un film destinato a diventare, nel bene e nel male, un grande cult. E così mi sono immerso in quella calda estate dove il confine tra realtà e finzione, tra verità e menzogna, tra ricostruito ed esistente, tra agito e rivelato, tra immaginario e realtà, non era che un flebile soffio di vento.
Il film BOOM! intitolato “La Scogliera Dei Desideri” in italiano, adattato dalla sceneggiatura teatrale di Tennessee Williams “Il treno del latte non si ferma più qui”, con le icone di Hollywood Elizabeth Taylor e Richard Burton, catapultò Hollywood nel cuore di un mondo incontaminato, incontaminato e paese selvaggio.
Come per magia, da Mount Lee, Hollywood approda vicino a casa mia, ai confini dell’Impero, nella terra più pura e incontaminata del mondo.
Hollywood sulle scogliere di Capo Caccia, Alghero, Sardegna. Come non rimanerne affascinati?
Ho pensato che dovesse esserci innanzitutto una Diva, una Diva vera, con la D maiuscola, una Diva che non si crea né si improvvisa, una Diva che sapesse rappresentare sapientemente un mondo sulla scia della Babilonia hollywoodiana, dove tutto è possibile, dove il desiderio è un comando, dove l’inimmaginabile diventa routine: basta pensarlo, scriverlo e filmarlo. Marisa Schiaparelli Berenson appare, vaga e aleggia. Fascino, talento, performance, una Diva tra arte e vita. “Il cinema non è né un’arte, né una tecnica, è un mistero” (J. L. Godard)
Antonio Marras SS24, il set della passerella allestito come vari studi cinematografici, dove attori, attrici, operai, divi, segretario di produzione, costumista, segretario di montaggio, assistente personale, sarta, regista, produttore, coordinatore di set, ciak, tecnico del suono, comparse, si alternano modelle e aspiranti attori.